IO MI SONO SCOCCIATA
Care WiWs, e così anch’io mi sono scocciata!
E siccome i motivi (di scocciatura) sono tanti e diversi, per non andare in tilt vorrei metterne a fuoco almeno uno…
Storia di Emma, di Alice…
Nella foto indosso una T-shirt bianca con un messaggio esplicito: «Restituisci al femminismo la sua grandezza», pensata e distribuita recentemente dall’editrice tedesca della storica rivista femminista EMMA, fondata nei movimentati anni ’70 dalla giornalista Alice Schwarzer (donna fortissima con coraggio da vendere). Il contributo di Schwarzer e di EMMA alle lotte più importanti delle donne (per l’aborto, per il salario equo e la parità di diritti, contro la violenza, la pubblicità offensiva, prostituzione e pornografia ecc.) era ed è tuttora notevole e fondamentale, almeno nei paesi di lingua tedesca.
Con la diffusione di questa maglietta, anche EMMA (quasi contemporaneamente con la nostra campagna #NoiCiSiamoScocciate!) intende smuovere e risvegliare le donne, invitandole a esprimere la loro rabbia – una rabbia liberatoria ma produttiva, rabbia che spesso – come nel mio caso – nasce dal dover osservare, anche a seguito dei vari backlash, il progressivo indebolimento di un movimento così importante, vivo ed essenziale come il femminismo. (Paradossalmente, proprio la realizzazione parziale dei suoi obiettivi ha contribuito a cullarci nell’illusione che in fondo non serva più.)
Dai suoi esordi, EMMA è stata particolarmente acuta, battagliera e scomoda e tale è rimasta – una specie di osservatorio implacabile che segue attentamente tutti gli avvenimenti più importanti, interpretandoli e reagendo loro dal punto di vista femminista. Alice Schwarzer, giovanissima di spirito nonostante i suoi 73 anni, continua ad essere un personaggio pubblico/politico che non perde mai le staffe davanti a domande perfide, offese o stupidità che incontra – ad esempio nelle interviste televisive – spiazzando i suoi avversari con inflessibile e spietato umorismo. (Personalmente ammiro molto la sua calma e divertita fermezza.)
… mia e di mia figlia…
Io mi sono abbonata a EMMA circa 33 anni fa – ero giovanissima, convivente con Andrea il mio attuale marito, ancora in Germania e senza figlia – e da allora il mio modo di vedere il mondo è cambiato per sempre, perché una volta che si comincia a pensare con gli occhi aperti sul baratro, non si può più tornare indietro, mai più.
Così, ad esempio, quando al lavoro mi dicevano di essere «bella, brava e (pure) intelligente» non potevo più interpretarlo come un complimento.
Cominciavo inoltre a prendere atto del fatto che lo stipendio dei miei colleghi maschi era più alto del mio (non di tanto, ma comunque…) e che tutti i capi dell’azienda dove lavoravo erano maschi, rigorosamente, compreso il mio diretto superiore che aveva pochi anni più di me. (Costui poi, dopo il terzo figlio, fece chiudere le tube alla moglie visto che, per il suo «equilibro psicofisico, la vasectomia sarebbe stata un passo insostenibile» – diceva proprio così, in cerca di comprensione e senza vergogna alcuna).
Poi, nell’estate del 1987 ci siamo trasferiti a Como ed EMMA ha traslocato con me (considerando l’insuccesso della mia ricerca di lavoro come donna giovane=fertile e con figlia, non potevo proprio farne a meno, mi sarei sentita ancora più isolata), continuando a influenzare a fondo il mio modo di vivere il rapporto di coppia e di educare nostra figlia. Ricordo, ad esempio, di aver riscritto diverse storie/fiabe per bambini che non mi soddisfacevano, fra cui anche la storia della Creazione (re-visionando la questione maschilista della costola); in seguito ricordo anche di avere organizzato in cucina una dimostrazione con banane di ‘come-mettere-il-preservativo-se-il-ragazzo-non-sa-come-farlo’ che deve aver colpito così tanto mia figlia adolescente da spingerla a ripetere la performance per istruire le amiche più giovani…
Oggi è una trentenne che si difende bene, mia figlia, ed è tornata a vivere in Germania per lavoro. Da ciò che mi racconta, noto che la situazione delle donne, almeno al lavoro, anche lì purtroppo non è proprio al top: capi maschi libidinosi che assillano impiegate che, per non perdere il posto, fanno finta di niente; stipendi disuguali; due misure di merito per i due generi… non vi suona familiare?!
(Pensate che, nella cittadina bavarese dove vive mia figlia, EMMA non può essere comprata in edicola: devi ordinarla e poi, forse, te la faranno arrivare…)
Mi sa che, ahimè, la partita è ancora tutta da giocare: c’è ancora molto, anzi moltissimo da fare…
… e di tutte noi
Ed eccoci al mio motivo principale di ‘scocciatura’: nonostante i meriti e le conquiste ottenute dalle lotte delle donne nel tempo, l’aggettivo ‘femminista’ oggi (tuttora o nuovamente?!) viene utilizzato spesso con un forte valore negativo.
‘Femminista’ è un insulto che ci viene lanciato addosso come parolaccia sia da parte maschile – al che potremmo anche essere tristemente abituate – sia dalle donne stesse – e questo è più doloroso!
Donne attente e colte, tutt’altro che sottomesse, ritengono necessario puntualizzare che, malgrado il loro impegno pubblico, loro non si considerano femministe!!!
Quando sento una cosa del genere (in un’intervista televisiva o in una discussione), io ci rimango malissimo: come mai, mi chiedo, si sente il bisogno di tali dichiarazioni e prese di distanza?
Si pensa forse di rabbonire così la ‘controparte’, di non… urtarla con la propria rivendicazione o intelligenza?
Io ritengo vergognoso questo continuo auto-ridimensionamento della nostra immagine e forza femminile, lo considero un residuo ancestrale da ‘popoli vinti’ che va assolutamente eliminato (in primis dall’interno di noi stesse) .
Tutte le nostre libertà attuali – più o meno precarie, mai veramente garantite, ma comunque basate su diritti conquistati – sono il risultato delle lotte esplicitamente femministe delle donne che ci hanno precedute negli ultimi due secoli.
Sostenere perciò di «non essere femminista» a me sembra alquanto schizofrenico e sleale nei confronti delle nostre antenate, nonne, madri e sorelle che sono state derise, dichiarate pazze (e chiuse in manicomio), ricattate, maltrattate, incarcerate, uccise, mentre la loro lotta per un futuro migliore è comunque andata avanti e il movimento femminista, nonostante tutti gli ostacoli, non si è fermato mai.
Pensiamoci: quel futuro di maggiore autodeterminazione da loro solo sognato, oggi ce lo stiamo godendo NOI.
Perciò, care le mie ragazze, vi prego con tutto il cuore: non dite più di non essere femministe. Grazie!!!
RACCONTACI LA TUA STORIA: info@womeninwhitesociety.org
Scrivici e mandaci la tua foto scocciata.
La tua storia verrà pubblicata qui sul sito e sui social!
Insieme possiamo fare la differenza contro il sessismo.