IO MI SONO SCOCCIATA
Racconto un episodio che ritengo molto significativo sulla difficoltà che hanno ancora le donne nella partecipazione attiva alla vita politica.
Una difficoltà culturale e psicologica che ancora persiste, nonostante siano state abbattute molte barriere fisiche e la legislazione venga incontro al sesso femminile tutelando le quote rosa.
Sono una docente con più lauree al proprio attivo e per diversi anni ho militato in un gruppo politico come attivista e come candidata per le elezioni europee e regionali.
Nel marzo del 2017 mi sono candidata a sindaco di una città capoluogo di regione e ho vinto le primarie interne.
Dopo pochi giorni il capo politico del partito ha annullato la votazione senza valido motivo e ha proclamato vincitore il secondo classificato, tra l’altro un uomo.
Il partito sperava che accettassi il sopruso in silenzio, invece ho puntato i piedi. Ho fatto ricorso in tribunale e il giudice incaricato mi ha dato ragione ma l’ideatore e capo del gruppo politico in questione si è rifiutato di concederci il simbolo per poter concorrere alle elezioni.
Allora, nel giro di pochi giorni, assieme ad alcuni degli amici della lista non certificata, abbiamo deciso di presentarci comunque alle elezioni con una lista civica.
Per comporre la lista era necessario, come dice la normativa, che venissero rispettate le quote di genere e cioè due terzi dei candidati di un sesso e un terzo dell’altro.
Di norma si tutela la quota rosa, che rimane minoritaria. Noi invece abbiamo deciso di tutelare la quota azzurra e di inserire un numero di candidate donne pari a due terzi. Abbiamo contattato donne giovani e meno giovani, lavoratrici, pensionate, studentesse, impegnate in attività sociali e nei comitati di quartiere. Donne che si sono sempre impegnate per la difesa del territorio e dei beni comuni ma, a sorpresa, molte di loro non hanno voluto entrare nella Lista. Hanno addotto motivazioni diverse: il lavoro, la famiglia oppure hanno risposto semplicemente che non se la sentivano.
Abbiamo percepito un ostacolo culturale, un muro alzato dalle stesse donne.
Volevamo formare una lista declinata al femminile ma non ci siamo riusciti.
Questo fatto è sintomatico di quanta strada si debba ancora percorrere affinché si dia vera concretezza alla parità di genere.
Prima di questa scadenza elettorale ritenevo che le quote di genere fossero un istituto inutile, legato ad un vetero femminismo e mi sbagliavo.
Le donne, che pure sono capaci di grande impegno e intelligenza nella cittadinanza attiva, rifiutano ancora la prima linea. E si stenta a credere che le più restie siano state le ragazze giovani, che hanno dimostrato poca autostima e si sono sottratte ad un impegno che le poteva vedere protagoniste.
Speriamo che questo contributo sia uno stimolo per la Woman in White –Society affinché si pensino progetti di valorizzazione e di presa di coscienza del proprio valore e possibilità di contribuire alla società intera, indirizzati alle giovani donne, da proporre, per esempio, nelle scuole secondarie superiori.
Ci meritiamo un Paese dove non sia più necessario tutelare le quote di genere e la partecipazione politica sia davvero libera e spontanea..
Scrivici e mandaci la tua foto scocciata.
La tua storia verrà pubblicata qui sul sito e sui social!
Insieme possiamo fare la differenza contro il sessismo.