IO MI SONO SCOCCIATA
Un anno fa ho incrociato su Facebook una bellissima e geniale foto uscita nel 2013 in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne che ritraeva una donna nuda e prezzata dentro un contenitore per alimenti del supermercato. Da allora ho iniziato a guardare con altri occhi tutto quello che mi arrivava via Facebook, via WhatsApp e le mie personali reazioni. Mi sono accorta di qualcosa che per me è stato sorprendente.
Ho visto che mi davano fastidio le immagini volgari che ritraevano parti del corpo della donna come se fossero oggetti di scambio, ma non dicevo nulla quando le vedevo passare.
Ho visto che troppo spesso sorridevo alle battute che relegavano uomini e donne in stereotipi del tipo “l’incapacità di guida delle donne, la loro freddezza sessuale” o “la disorganizzazione degli uomini o la loro fissa con il sesso” etc. Io stessa a volte le postavo.
Ho visto che accettavo che i maschi che stimo si scambiassero per scherzo foto pornografiche con donne mercificate come cosa che non mi riguardava.
Ho visto che erano pochissime le immagini su Fb e WhatsApp che invitavano a superare stereotipi, etichette e pregiudizi e quelle poche non le postavo mai.
Ecco un anno fa MI SONO FINALMENTE SCOCCIATA e ho iniziato ad esser maggiormente artefice del contesto con cui quotidianamente intreccio la mia esistenza, il mio pensiero, le mie emozioni e le mie relazioni.
Ora abbandono i gruppi Whatsapp che fanno girare immagini volgari. Non mi interessano. Il mio tempo libero è già poco.
Non rido più a nessuna battuta che relega donne e uomini dentro contenitori prefabbricati e predigeriti e non le posto più.
Dico sempre ciò che penso sul sessismo, sulla pornografia e la mercificazione del corpo della donna in tutte le sue forme. Esprimo il mio inequivocabile disaccordo chiaramente, in privato e in pubblico. Spiego le mie ragioni e le mie emozioni, cerco di non impormi (non sempre riesco, lo ammetto!). Mi sforzo di lasciare libero l’altro di essere e fare ciò che vuole, di frequentarmi o di non frequentarmi, ma faccio in modo che non ci siano più ambiguità su cosa sono io e su cosa penso.
Faccio girare le immagini e i pensieri più originali e creativi, pensieri virtuosi (ci sono per fortuna!) che mi aiutano a pensare fuori dagli schemi e mettano in dubbio piuttosto che confermare.
Mi metto in discussione più spesso possibile. Mi chiedo continuamente se ciò che penso e ciò che provo mi appartiene davvero o è instillato da altri.
Ora IO NON CI STO più e STO esattamente dove voglio stare. Lo faccio per me, ma, soprattutto, per mia figlia.
RACCONTACI LA TUA STORIA: info@womeninwhitesociety.org
Scrivici e mandaci la tua foto scocciata.
La tua storia verrà pubblicata qui sul sito e sui social!
Insieme possiamo fare la differenza contro il sessismo.